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La Libertà di Essere
L’ARTE SOCIALE È AL CENTRO DELL’OPERA DEL MAESTRO GUIDO ROCCA ED IL SUO USO DEL COLORE DIVENTA SIMBOLO DI RINASCITA, RIFLESSIONE E RIVOLUZIONE
“Come ormai quasi tutti sanno i pensieri creano la realtà, uno dei pensieri più aberrativi che circola è il fatto che sia difficile vivere d’arte.
Agli artisti che aiuto, consiglio di non pensare ai soldi o al successo ma di mettere l’attenzione sul vero scopo dell’arte e di andare in disaccordo con l’idea limitante che di arte non si vive. Solo queste due cose, se applicate bene, possono far cambiare la carriera di un’artista, c’è uno spazio infinito per vivere di e per l’arte, è l’attitudine mentale in questo caso a fare la differenza”: basterebbero queste parole, intense, sentite, vere, per spiegare l’universo artistico ed il pensiero di Guido Rocca. Un uomo che ha fatto dell’arte la sua vita, o meglio è stata l’arte stessa a “impossessarsi” dell’esistenza del pittore milanese, in un continuum di intuizioni, evoluzioni e crescita personale che lo ha portato oggi ad essere uno dei maggiori esponenti dell’arte come soluzione sociale e dell’astrattismo italiano contemporaneo.
“Come artista cerco di non fermarmi alla situazione attuale ma di andare oltre la politica, la logica o la polemica odierna. Cerco di creare con uno sguardo nella mia intimità ed un altro rivolto al futuro” – è così che oggi Rocca vive il suo sentire artistico, evitando di farsi “limitare” da divieti e costrizioni: “La mia ispirazione non può essere limitata da barriere e limitazioni, perché è una necessita spirituale, non può essere imbrigliata o imprigionata, le leggi dell’universo fisico non hanno effetto su chi siamo veramente…”
Maestro, la Cover Story di questo mese è dedicata al “Colore”: che cosa significa per te questa parola e cosa ha significato nella tua arte?
“Credo che i miei quadri rispondano meglio a questa domanda di quello che potrei riuscire a fare io con le parole. In ogni caso se si osservano le mie opere, i colori e la loro interazione sono la parte più evidente. Per me il colore è il proseguimento del mio universo interiore. Ad esempio quando dipingo non penso mai quali colori usare, non c’è una scelta del colore, c’è semplicemente il coraggio di essere, o meglio la libertà di essere. Addirittura creo i colori direttamente sulla tela, non li mischio sulla tavolozza, le sfumature che esprimo sono impossibili da creare razionalmente, sono il frutto di un gesto che arriva nel mondo ma parte da fuori. Il colore nella mia arte sono io.”
Come descriveresti la tua opera e da cosa trai maggiormente ispirazione?
“La mia opera è un’opera astratta ad olio, non ho una descrizione concettuale, anzi creo con la speranza che i miei quadri comunichino da soli e con lo scopo che possano essere utili a chi li osserva. Ognuno può avere la sua interpretazione e il suo dialogo in totale libertà. In ogni caso Le opere ad olio sono composte da migliaia di pennellate minuscole, date in ripetizione e con velocità ma ogni tratto che imprimo sulla tela è come se fosse sempre il primo, non riuscirei a fare opere cosi grandi in moto robotico. Quando dipingo vivo uno stato di presenza intenso, meno utilizzo la mente, più l’opera esprime l’energia giusta. Considera che nella parte finale del lavoro, mi allontano dalla tela e dove mi va l’attenzione, aggiungo anche solo un pallino colorato o tolgo colore con il fondo del pennello e vado avanti così per ore, facendo piccoli ritocchi in modo maniacale ma arriva un momento in cui, quando mi allontano, l’attenzione non mi va più da nessuna parte e vedo tutta l’opera contemporaneamente ma non in modo nitido, vedo un alone di colori che vibrano e ondeggiano, allora capisco che il quadro è completo e l’energia che emana e quella giusta. È il quadro stesso che mi dice che è finito.
Da cosa o da quale sentimento trai la tua ispirazione?
“L’ispirazione per me è ovunque e da nessuna parte, nel senso che la vita stessa mi ispira ma anche la solitudine mi ispira tantissimo. Nonostante mi ritengo una persona solare amo tanto la nostalgia. Credo che non ci sia nulla in particolare che mi ispiri ma di sicuro c’è una sorta di benzina che fa emergere una necessità pulsante di esprimermi e fare arte e quella benzina è lo scopo. Per me l’arte è come uno specchio magico che smaschera le persone e li concede ciò che meritano, ovvero vedersi per quelle che sono. La scintilla divina che è l’essenza di tutti noi, spesso è sepolta da identità fasulle e da atteggiamenti violenti che l’uomo finisce per assumere ma l’arte grazie ad una sinfonia, un verso, una pennellata, ti spoglia e ti lascia nudo, ti strappa di dosso le vesti e tutto ciò che pensavi di essere può svanire in un attimo. A volte bisogna essere forti per rendersi conto di essere speciali, questo implica prendersi responsabilità, ma in realtà non c’è niente di più bello che essere sé stessi. Più che ispirato mi sento motivato a fare qualcosa che so che può liberare le persone.”
Quindi il tuo è un processo creativo che muove da sensazioni e riflessioni interiori ma poi si sviluppa all’impronta sulla tela, senza nulla di pianificato a priori…
“Assolutamente no, tutte le mie opere sono frutto di un flusso creativo, ho fatto anche opere concettuali soprattutto collage ma le mie opere ad olio e acrilico nascono da una necessità pulsante e vibrano di questa esigenza. Questo non significa che ci sia qualcosa lasciato al caso, l’opera deve essere sempre bilanciata e armonica, ma riesco a raggiungere questa soddisfazione solo se l’attenzione non è rivolta alla tecnica ma al lasciarmi andare liberamente. La tecnica l’ho acquisita negli anni ed è proprio il non dovermi troppo concentrare sulla tecnica che mi permette di lasciare il giusto spazio a ciò che per me conta di più: la comunicazione.” I tuoi colori catturano, emozionano e lasciano l’osservatore interrogarsi e perdersi. Nello specifico cosa ti piacerebbe fosse notato di più da chi si approccia alla tua arte?
“Schumann diceva: ‘Mandare luce dentro le tenebre dei cuori degli uomini. Tale è il dovere dell’artista’.
Mi piacerebbe che accadesse questo quando le persone entrano in comunicazione con le mie opere. Credo che l’arte abbia il potere di creare trasformazioni interiori e permettere alle persone di tramutare ciò che è nascosto dentro di loro in consapevolezza. A volte sono le inquietudini più incistate nel profondo a divenire luce, altre volte invece sono proprio la gioia e la bellezza interiore ad emergere, proprio perché c’è tanta meraviglia dentro ognuno di noi ma spesso ce ne dimentichiamo a causa di fallimenti o di persone che non ci apprezzano. La vita spesso ci passa davanti senza che riusciamo a coglierne l’essenza, proprio perché diamo più valore all’esterno, piuttosto che al nostro mondo interiore ed è invece proprio migliorando il nostro universo emotivo che la vita poi cambia di conseguenza, come diceva Jim Morrison “la vita è uno specchio”. Sono convinto che le tele di un pittore non solo sono fatte di materia ma contengano l’artista stesso, i suoi scopi e le sue intenzioni.”
Il tuo percorso artistico è segnato da tanti momenti da ricordare. Quali quelli che secondo te hanno segnato dei punti di arrivo e di nuova partenza?
“Sicuramente quando ho scoperto la poesia da bambino è stato il primo passo verso l’uomo che sono oggi, Poi mi sono immerso dentro informazioni fasulle e idee sbagliate e ho concordato su una teoria spesso in voga nella società, ovvero che le droghe e l’alcool sono degli utili mezzi per portare l’artista ad aprire la mente a nuove visioni. Con questa idea marcia in testa e un’insicurezza di fondo, ho perso la mia essenzialità fanciullesca e ho iniziato a immaginarmi come un poeta maledetto che pasteggiava ad assenzio. Alla fine sono diventato così, la droga e l’alcool mi hanno aperto tante porte, ma tutte portavano all’inferno, per non parlare degli psicofarmaci, che invece prendono la tua creatività e te la seppelliscono sotto cumuli di cemento armato. Ho passato anni tosti, soprattutto perché ero sempre in giro per il mondo in paesi anche pericolosi rischiando la vita tante volte. È stata l’arte a salvarmi una luce sempre accesa nelle tenebre, senza quel bagliore non ne sarei mai uscito. E da lì ho iniziato un percorso che mi ha portato a capire che l’unica cosa che veramente conta è fare qualcosa che sia di contributo e di aiuto agli altri. Ora dipingo e scrivo con la consapevolezza che l’arte è una forma di rivoluzione gentile ed è la linfa vitale di questa società.”
Come continuerà questa “rivoluzione” nei prossimi mesi? Su cosa stai lavorando?
“Sto preparando una mostra che ho in testa da tanti anni e ora è il momento di realizzarla. Inoltre sto tenendo conferenze on-line per aiutare altri artisti a riuscire a vivere d’arte, il mio scopo è veramente creare un cambiamento sociale. Credo che gli artisti debbano creare in intimità ma poi debbano essere uniti come gruppo, perché un individuo da solo non sempre ce la fa, mentre il gruppo vince sempre se allineato verso uno scopo comune. Ho scritto anche un libro che si intitola “Arte e Vita” che pubblicherò a breve e racconta come si può utilizzare l’arte per migliorare la propria vita e quella degli altri.”
The way
“I MUSEI SONO CHIUSI, MA L’ARTE NON HA CONFINI”
I lockdown continui e le restrizioni anti-Covid 19 hanno portato alla chiusura dei musei in quasi tutta Italia. Questo però non deve allontanarci dall’arte e dalla sua capacità di aprire la mente (oltre che il cuore), come sottolinea Guido Rocca, apprezzato pittore che ha deciso di fare sentire la sua voce in questo momento difficile.
“oggi abbiamo l’evidenza purtroppo che molto spesso la società lascia intendere che l’arte non sia un bene primario, ma in realtà sono fermamente convinto che l’arte è la linfa vitale della società e della cultura. L’arte ha il potere enorme di incidere sul tono emozionale dell’individui, elevandolo e rendendo le persone più produttive, etiche e serene. Potete facilmente intuire che influenzando gli individui l’arte alza l’umore generale della società e questa è la chiave per avere un futuro migliore e pacifico per tutti. spiega Guido, che invita a circondarsi di arte anche tra le mura domestiche – “ Ora i musei sono chiusi e la situazione è quella che è ma il vantaggio è che l’arte non ha confini e dobbiamo avere la forza di non abbatterci a causa di queste restrizioni ma alzare il nostro livello di necessita e di urgenza e fare ancora più arte, creare ambienti estetici, circondarsi di bellezza, leggere, ascoltare musica. Mai come oggi dobbiamo spegnere per un po’ i cellulari e dedicare più tempo all’arte. Un bel quadro appena entri in casa per esempio può estrovertiti ed elevare il tuo umore in un modo che neanche ti immagini, sciogliendo rabbia e preoccupazione e rivitalizzando in te la voglia di creare. Guido continua facendoci comprendere come l’arte può farci vedere oltre l’apparenza e può esserci di aiuto nei momenti bui. “Questa capacità di farci vedere è talmente magica e potente che l’arte ci permette di osservare anche ciò che è invisibile, ci sono quadri che pur essendo fatti di materia, sono energia pura e rappresentano un universo invisibile difficile da portare alla luce se non tramite l’arte. Molto spesso l’arte ci permette di comprendere quanto il mondo spirituale, nonostante non si possa toccare, sia più vero dell’universo materiale”.
Rocca poi affronta un tema che fa riflettere: “L’arte alza il tono generale delle persone e della società, rendendo ognuno di noi più libero e sereno. Tramite l’arte possiamo aiutare, sia come artisti, sia come amanti e divulgatori di arte e per una persona non esiste soddisfazione più grande che sentirsi utile agli altri. L’arte migliora il presente dando vita al futuro.
Rocca continua raccontando come la sua arte è il riflesso di se stesso: ” Come artista cerco di fare la mia parte e sono convinto che su ogni tela, non solo sono impressi i colori ma anche le mie idee, le mie intenzioni e il mio scopo, mi auguro che questo venga percepito da chi osserva le mie opere, perché quello che vedono non è solo materia ma è vita, io sono i miei quadri.
CHI È GUIDO ROCCA
Guido Rocca nasce a Milano e, fin da piccolo, coltiva la sua passione per la scrittura. A diciotto anni si trasferisce all’estero e poi inizia a viaggiare in tutto il mondo, passando un lungo periodo in Asia (tra India e Nepal, in particolare a Kathmandu). I viaggi e le avventure vissute hanno fatto scattare in lui un grande flusso creativo e così, a venticinque anni, ha iniziato a dipingere e da allora non ha più smesso.
Con le sue opere Guido cerca di trasmettere nel mondo materiale l’universo dell’anima. Il suo scopo è poter creare sensazioni libere da schemi fissi in coloro che osservano e comunicano con i quadri. Il suo desiderio è che la diversità e la necessità di ognuno possa liberamente cogliere ciò che vuole dentro di se e che possa essere rasserenata dall’interazione con l’opera.
Albatros
-Di recente ha lanciato un messaggio ben preciso: “i musei sono chiusi, ma l’arte non ha confini”. Ce lo spiega meglio?
Sono convinto che dalle circostanze più difficili dobbiamo cercare di trarne un valore, altrimenti diventiamo delle vittime e non è mai una buona condizione. In questo caso ritengo che l’arte ci possa venire in aiuto, facendoci comprendere che nonostante le restrizioni, siamo uomini liberi. Le chiusure dei musei sono un indicatore che gli organi di potere non ritengono le forme artistiche un bene primario ma questo non ci deve fermare e dobbiamo continuare ad attingere al potere salvifico dell’arte. Come diceva Oscar Wilde “si può esistere senza arte ma senza di essa non si può vivere” e mai come in questo momento abbiamo bisogno di vivere. Se vogliamo una società migliore bisogna valorizzare l’arte, divulgarla e sensibilizzare i giovani ad essa, perché è grazie alla linfa vitale dell’arte che la società può diventare più costruttiva, raggiungendo condizioni di esistenza migliori.
-Come possiamo fare in modo che l’arte continui a nutrire la nostra anima tra le mura domestiche?
Ha detto proprio bene l’arte è ossigeno e nutrimento per le anime del mondo, infatti quando le persone vengono in contatto con essa il loro umore migliora, proprio perché l’estetica aiuta gli esseri ad emergere e tornare se stessi, eliminando le identità fasulle che gli uomini si creano a causa di dolore e fallimenti. Per questo non dobbiamo dare confini all’arte ma dobbiamo immergerci in essa nella quotidianità della vita e tra le mura domestiche, perché la creatività è una vera e propria panacea per i mali dell’anima. Il mio consiglio è di creare ambienti estetici, ascoltare musica e leggere, dedicare del tempo tutti giorni per osservare un’opera o ascoltare un brano musicale o leggere un poesia, sono convinto possa rendere la vita delle persone migliori. Alla fine siamo noi a creare il nostro futuro e più noi stiamo bene più le cose vanno come vogliamo, più siamo di cattivo umore, più ci riempiamo di dubbi e preoccupazioni che poi si manifestano nell’universo fisico sotto forma di barriere e ostacoli. L’arte ha il potere di tirarti su ed elimina le considerazioni negative, questo vi garantisco che rende la vita decisamente più semplice e divertente. Inoltre le distrazioni continue che abbiamo, specie a causa dei cellulari, possono introvertici e non farci vivere il presente, spegnere per un po’ televisioni e telefonini e guardare un quadro, ci può aiutare a strapparci dal passato e farci tornare nel presente, riabilitando le nostre percezioni e migliorando la nostra visione del futuro. Mai come adesso che siamo sommersi da notizie negative, dobbiamo aggrapparci all’arte per tener viva la speranza e pensare ad un futuro di rinascita.
-Lei, da artista, come sta vivendo questo momento di chiusura?
Be questa situazione mi ha fato svegliare ancora di più, comprendendo che devo alzare il mio livello di urgenza e dedicarmi ancora più intensamente alla mia arte e ad aiutare altri artisti a vincere, perché solo cosi posso sentirmi utile. E’ ormai da qualche anno che ho compreso che l’arte è una forma di rivoluzione gentile e quindi adesso ritengo che bisogna armarsi di colori e pennelli e creare alti livelli di estetica e trasformare le inquietudini e il dolore in consapevolezza, contribuendo cosi a cambiare la situazione attuale. La mia fortuna che essendo un pittore, vedo il mio futuro come una tela bianca e so che posso creare ciò che voglio, questo mi dà una grande forza e libertà e mi alleggerisce dalle preoccupazioni della vita. Naturalmente non sono indifferente alle difficoltà degli altri, anzi sono molto sensibile in questo ma ho compreso che l’unico modo per fare qualcosa a riguardo è agire e aiutare, questo mi permette di non farmi travolgere dalla situazione attuale.
-Cosa pensa del rapporto tra arte e web, dalle mostre virtuali all’uso dei social da parte degli artisti?
Credo che il web sia una grande fortuna per gli artisti emergenti. Grazie ad internet ho creato il mio posizionamento e la mia vendita costante di opere, attirando poi galleristi e persone influenti del mondo dell’arte. Se usato bene internet ti permette di essere autonomo e non dipendere da terze parti, questo per un artista è importante perché non deve mai scendere a compromessi. Inoltre credo che sia anche una mia responsabilità far parte soprattutto dei social, proprio perché posso comunicare i miei messaggi che ritengo siano messaggi utili per tutti. So che i social hanno aspetti positivi e negativi ma a maggior ragione ritengo che per aumentarne gli aspetti positivi, debbano entrare sempre più artisti e filosofi. Le mostre virtuali invece non ne ho mai fatte personalmente ma credo che tutto ciò che promuove l’arte vada bene. Credo che specie per gli artisti digitali siano delle ottime occasioni. Per quanto riguarda le mie opere, sicuramente una mostra digitale non potrà mai dare lo stesso impatto di una dal vivo.
-Quando è nato il suo amore per l’arte e ha iniziato a dipingere?
L’arte mi ha accompagnato fin da bambino. La poesia è stata la mia prima vera amica e grazie a lei riuscivo a comunicare in maniera sincera, nonostante fossi piuttosto insicuro. Crescendo ho sempre continuato a scrivere, era una vera e propria necessità, un’arte terapeutica che mi permetteva di esternare e trasformare anche le inquietudini più nascoste e profonde. A diciotto anni sono andato via di casa e ho incominciato a viaggiare e lavorare all’estero. A vent’anni ero su una barca a vela e stavo attraversando l’Oceano Atlantico. Per anni non mi sono fermato, ho vissuto e esplorato buona parte del Sud America per poi spostarmi in Asia, dove ho passato un anno tra India e Nepal, vivendo gran parte del tempo a Kathmandu. In Asia ricevetti moltissimi stimoli e ispirazioni e inizia a pormi domande che mi condussero sull’ Himalaya. L’esperienza sui monti, immerso nella natura, mi fece fare un passo importante verso me stesso, grazie anche all’incontro con dei monaci. Dopo l’Asia andai in Africa con lo scopo di aiutare nella costruzione di una scuola e quello fu l ‘ultima girata di chiave per spalancare la mia coscienza. A venticinque anni dopo viaggi, amori e avventure ero così colmo di vita e di esperienze che fui travolto da un flusso creativo incredibile. In quel periodo erano crollate delle barriere interiori che bloccavano la mia ispirazione, ed è in quei giorni che inizia a dipingere, e da allora non mi sono più fermato
-Solitamente quali sono le sue fonti d’ispirazione?
Quando dipingo mi butto sulla tela senza pensare cerco di essere il più sincero possibile. Non faccio altro che comunicare i miei stati d’animo che si accendono e si manifestano nella vita quotidiana. A volte quando non dipingo per giorni, sento una necessita infrenabile di esprimermi con la pittura, non sono ispirato da qualche cosa in particolare ma sento che è la mia natura spirituale che prende il sopravvento. Quando creo mi libero dalla falsità e mi sento me stesso ed è per questo che grazie all’arte non sono morto, nonostante dodici anni di tossicodipendenza, perché l’arte arrivava puntuale a soffiare sulla brace della vita, impedendo che mi spegnessi completamente. Per anni ho proprio creato per non morire, poi dieci anni fa ho sconfitto i miei demoni e ho risolto il mio problema di dipendenze, una volta che mi sono sentito in salvo ho compreso come la mia arte poteva dare un contributo anche agli altri ed è questa spinta motivatrice che mi dà la forza di andare dritto per la mia strada. Sono sicuro che il mio passato burrascoso mi abbia lasciato la consapevolezza vincente che non c’è motivazione più grande che fare qualcosa per essere utile agli altri.
-Prossimi progetti?
Il prossimo progetto sarà una mostra con otto opere grandi, i quadri saranno tutti dello stesso stile, voglio che sembri un’unica immensa opera. Poi sto organizzando un’accademia online per aiutare gli artisti a vendere. Sono anni che tengo consulenze e conferenze ad artisti per aiutarli ad emergere e ho pensato che era il momento di mettere tutto online, in modo che molte più persone possono parteciparvi. Durante le chiusure, usando internet, ho tenuto conferenze a più di tremila persone, dal vivo ci avrei impiegato anni a raggiungere così tanta gente. Naturalmente poi con la mia associazione di artisti abbiamo già pronti eventi e mostre dove le varie arti si fondono insieme. Nel frattempo dipingo e scrivo come sempre, la mia fortuna è riuscire a sentirmi libero nonostante le limitazioni, quindi in attesa che riaprano il paese continuo il mio cammino.
The Art Insider
Nonostante secoli di sforzi umani, l’arte rimane un mistero per la maggior parte di noi. Ciò che rende veramente grande l’arte è qualcosa che dipende sia dalla prospettiva che dall’esperienza. Per l’artista italiano Guido Rocca, l’arte è un oceano sconfinato di possibilità che potrebbe renderti libero. Condivide la sua prospettiva unica sul tema dell’arte, il suo complicato rapporto con la droga e come potrebbe aiutare la società.
La soluzione definitiva è l’arte
Il mondo di oggi sta cavalcando l’onda della modernità e del progresso, ma tutto ciò ha un costo: il costo dell’individualità. Dalla Rivoluzione Industriale, gli esseri umani sono stati ridotti a ingranaggi nella gigantesca ruota dell’industria e della civiltà. Ma queste restrizioni, poste dalla società o da noi stessi, sono spesso la causa principale dei molti problemi che affrontiamo nella nostra vita. L’unica soluzione a questo problema di fondo è la libertà. La libertà può liberarci dalle catene che ci siamo imposti e permetterci di vivere secondo il nostro potenziale.
Ma come si ottiene esattamente questa libertà? Guido Rocca crede che se vogliamo concettualizzare una società che metta la libertà sul trono supremo, allora l’unico modo per raggiungere questo obiettivo è incoraggiare gli sforzi artistici. Per Rocca l’arte è liberatrice della creatività e dell’immaginazione umana. L’arte ha il potere di influenzare non solo il nostro umore e i nostri capricci, ma anche la nostra personalità fondamentale. Perseguendo ambizioni artistiche, il mondo potrebbe entrare in un secondo Rinascimento. Guido Rocca è certo che l’arte sia la soluzione definitiva ai mali dell’uomo. Un mondo che incoraggia l’arte è un mondo che sarebbe molto più prospero e inclusivo del nostro.
Droga e distruzione dell’arte
Nel vasto mondo dell’arte – che spazia da pittori e scultori a musicisti e attori – un mito rimane ovunque. Il mito che droghe e sostanze illecite simili possono aiutare le ricerche artistiche. Guido Rocca crede che questo mito, più distruttivo di ogni altro nel mondo dell’arte, sia stato costruito solo per inibire il potenziale degli artisti.
Rocca parla su questo argomento dalla sua esperienza personale di abuso di droghe. Come innumerevoli artisti prima di lui, anche lui cadde preda di questo mito pervasivo. Ma per un colpo di fortuna, si è presto reso conto di quanto fosse sbagliato pensare che le droghe potessero aiutare la sua arte, come un passeggero che pensa che la sua flatulenza stia spingendo la macchina in avanti. Ma anche allora, sfuggire ai profondi artigli della tossicodipendenza non è stato facile. Per anni Rocca ha creato arte, non per fama o soddisfazione, ma solo per andare avanti e sopravvivere. Dieci anni fa, ha finalmente sconfitto la sua dipendenza e da allora è rimasto sobrio. Ma l’esperienza lo ha aiutato a capire come le droghe distruggano davvero anche qualcosa di divino come l’arte.
Rocca capisce perché gli artisti si rivolgono alla droga. La vastità della creatività artistica è come la forza incontrollata di una cascata. Molti artisti temono di essere travolti da questa forza e cercano invece supporto, come la droga. Ma i farmaci non sono affatto di supporto. Alcuni sostengono che le droghe aprano nuove porte nella mente degli artisti; Rocca sostiene che tutte queste porte portano all’inferno. La verità è che l’arte è pura, preziosa e al di là di questi trucchi da quattro soldi. Invece di essere intimiditi dalla forza dell’arte, gli artisti dovrebbero cercare di esserne travolti e scoprire l’oceano sconfinato di possibilità. Ciò che spinge avanti l’arte non sono le allucinazioni, ma la motivazione. Per Rocca, la sua motivazione per essere un artista è dare qualcosa di prezioso e bello alla società.
Eugenio Galli
Ho conosciuto Guido quattro anni fa, eravamo negli U.S.A. e un amico comune ha fatto da trait d’union; subito mi colpì il suo magnetismo e le sensazioni positive che emanava, compresi che avevo di fronte un personaggio, un essere semplice ma con un carisma fuori dal comune….era nata un’amicizia che continua tuttora e che viene costantemente rinsaldata sia dall’arte che da scopi umanitari comuni.
In quell’occasione mi mostrò alcune sue bellissime fotografie scattate durante l’esperienza Himalayana, in particolare mi rimase impressa una foto in cui Guido conversava tranquillamente con un mistico in una capanna e devo ammettere che provai un po’ di sana invidia per la ricchezza che quelle esperienze portavano con sé.
Guido è nato artista, un artista a tutto tondo ”L’arte mi ha accompagnato fin da bambino. La poesia è stata la mia prima vera amica e grazie a lei riuscivo a comunicare in maniera sincera, nonostante fossi piuttosto insicuro. Crescendo ho sempre continuato a scrivere, era una vera e propria necessità, un’arte terapeutica che mi permetteva di esternare e trasformare anche le inquietudini più nascoste e profonde” e questa sua sofferta disponibilità ad ascoltare l’anima dell’universo e confrontarla con i segni del suo essere lo hanno portato a diventare cittadino aperto al mondo, con esperienze che lo hanno visto protagonista in Africa, Asia e Sudamerica alla ricerca di un senso interiore.
”A venticinque anni dopo viaggi, amori e avventure ero cosi colmo di vita e di esperienze che fui travolto da un flusso creativo incredibile. In quel periodo erano crollate delle barriere interiori che bloccavano la mia ispirazione, ed è in quei giorni che iniziai a dipingere.”
L’aggredire la vita “nolens-volens”, atteggiamento che accomuna molti artisti, anche se in forme diverse, può far cadere in tranelli: ”A ventisette anni però mi resi conto che stavo andando alla deriva. Avevo abusato di alcool e droghe ormai da dodici anni e nonostante volessi smettere mi resi conto che ero diventato un tossicodipendente”, ne uscì però vincitore: “…. trovai una comunità con un metodo naturale e didattico e in cinque mesi risolsi il mio problema.”
Ecco quindi l’artista totalmente libero e dedito a consegnare emozioni positive con le sue creazioni, indipendentemente dalle tecniche usate.
Il titolo di questa sua personale “Piede destro piede sinistro” si identifica nel suo cammino di crescita fatto attraverso l’arte. Come ho scritto nel mio decalogo: “I protagonisti sono l’opera e il fruitore”; rispettando perciò questo assioma fondamentale mi limiterò ad esprimere le mie personali emozioni, in quanto è il singolo osservatore che deve trovare, responsabilmente, un suo percorso interno.
Questi suoi nuovi lavori, icone simbologiche espresse con la tecnica del collage e con una magnifica cognizione coloristica e compositiva che contraddistingue tutte le opere dell’artista, mi trasmettono gioia, serenità e un desiderio di giocare con la vita, facendo aggallare scherzosamente e con struttura ludica le sue esperienze passate, viste ora con un altro punto di vista. Trovo i suoi lavori innervati di poesia e di grazia e in essi riconosco un artista disposto a dialogare con il proprio spirito (e con la nostra anima) alla ricerca di nuove forme espressive.
Sono stato fortunato ad averti conosciuto!
Galleria Zanuso
LA RIVOLUZIONE GENTILE – L’Arte rappresenta per Guido Rocca la vita stessa.
E’ l’accondiscendente compagna di viaggio; l’illuminazione del cammino; il grembo materno in cui rinascere dopo ogni sconfitta; il porto quieto dove riposare la mente; il sistema di comunicazione più evoluto; il punching-ball su cui sfogare le proprie frustrazioni; la cura per i malesseri dell’anima. “L’arte mi ha accompagnato fin da bambino. La poesia è stata la mia prima vera amica e grazie a lei riuscivo a comunicare in maniera sincera, nonostante fossi piuttosto insicuro. Crescendo ho sempre continuato a scrivere, era una vera e propria necessità, un’arte terapeutica che mi permetteva di esternare e trasformare anche le inquietudini più nascoste e profonde.” Al termine di interminabili viaggi, avventure estreme, deviazioni pericolose, Rocca ristabilirà i propri equilibri psicofisici proprio grazie all’Arte, al suo potere totalizzante e salvifico. “Adesso creare è ciò che mi permette di provare soddisfazione, mi fa sentire vivo e me stesso, in quanto ritengo l’arte una forma di comunicazione spirituale. Con le mie opere cerco di trasmettere nel mondo materiale l’universo dell’anima. L’arte ha sempre avuto per me una funzione alchemica: trasformare il piombo che è in me, in oro. La mia speranza è che questa trasformazione avvenga anche in chi comunica con i miei dipinti e poesie.”
Le opere lirico-astratte di Guido Rocca vivono di un’istintualità pura e provocante. Nell’ormai raggiunto equilibrio rappresentativo la luce detta l’ordito dell’opera, che il colore completa con trame evocatrici e coinvolgenti. Le opere vibrano di suggestioni che il fruitore è chiamato a fare proprie, in una sorta di afflato mistico che dovrebbe condurre alla condivisione di sensazioni intime e profonde. “…dipingo e scrivo con la consapevolezza che l’arte è una forma di rivoluzione gentile, ed è energia vitale per la sopravvivenza e il miglioramento della società. Ogni volta che creo ho l’intenzione di aggiungere nel mondo maggior bellezza, maggior comunicazione e continue trasformazioni interiori. Le mie opere rappresentano i miei sogni e le miei intenzioni e mostrano nel presente realtà future.” L’intuizione di Rocca si avvicina dunque a ciò che in letteratura definiremmo come “opera aperta”, una narrazione (verbale o grafica poco importa) dove il fruitore è libero di apportare il proprio contributo, non solo suggerendo diverse soluzioni interpretative, ma contribuendo ad ampliare i confini dell’opera stessa, in un’azione di costante arricchimento dei contenuti.
“Con le mie opere tento di creare sensazioni libere da schemi fissi in coloro che osservano e comunicano con i quadri, in modo che la diversità di ognuno possa liberamente cogliere ciò che vuole dentro di sé e che la necessità di ognuno possa essere soddisfatta dall’interazione con l’opera, al fine che colui che osserva e percepisce diventi anche esso l’artista, creando in sé la propria trasformazione.”
Gennaio 2019
Vania Tam